mercoledì 31 dicembre 2014

Iperboli natalizie

In queste vacanze di Natale ho ritrovato, in un armadietto che non aprivo da un po' di tempo, un portacandela di "sale" (o almeno così sembra), di quelli che diffondono una piacevole luce rosastra quando viene inserito al loro interno un lumino acceso. Visto che il mio bimbo più grande ha poco più di due anni e una passione per le candele non abbiamo potuto fare a meno di aggiungere questo oggetto alle decorazioni natalizie, accendendolo ogni giorno accanto al presepe.
Qualche giorno fa, guardando la luce tremolante, mi è venuta l'idea di usare questo pezzo di arredamento per degli originali auguri di buon anno ai miei alunni di 4 superiore. L'avrei fatto per Natale ma ormai era già passato... 
Ho pensato a loro perchè in questo periodo in quella classe sto spiegando le coniche in geometria analitica, quindi cosa c'è di meglio di un'iperbole luminosa per augurare un buon 2015?
Si perchè la luce che esce dal porta candela è a forma di tronco di cono e colpendo il muro verticale che gli sta vicino disegna su di esso una linea che di fatto è un'iperbole! Infatti, intersecando un cono con un piano, a seconda dell'inclinazione reciproca, si possono ottenere una circonferenza, un'ellisse, una parabola o un'iperbole: non è quindi un caso se queste curve si chiamano appunto coniche. Nel nostro caso il piano è il muro ed è parallelo all'asse del cono di luce, la curva è allora un'iperbole!


Ok, non è proprio un'iperbole perfetta perchè il bordo del portacandela non è perfettamente liscio e circolare, ma ci accontentiamo.
Poco fa ho inviato agli studenti la foto insieme agli auguri tramite google classroom, aspetto di scoprire se hanno gradito o se mi hanno mentalmente inviato a quel paese...

Certo che se invece di un'iperbole avessi avuto una parabola sarebbe stato meglio, un po' perchè la parabola è la conica che abbiamo affrontato più a fondo, un po' perchè così il titolo di questo post si sarebbe prestato a qualche gioco di parole. Peccato però che ottenere una parabola avrebbe creato un paio di difficoltà. Per prima cosa avrei dovuto trovare l'angolo esatto con cui inclinare la candela (bisogna fare in modo che il muro risulti parallelo a una delle generatrici del cono; se questa frase vi lascia un pò perplessi date un'occhiata qui per chiarirvi le idee) e non sarebbe stato semplice. Inoltre avrei rischiato di rovesciare la cera del lumino.
Direi che non ne sarebbe valsa la pena quindi: viva le iperboli!
E buon anno a tutti!

lunedì 15 dicembre 2014

Troppa acqua!

No, non intendo parlare del maltempo... Voglio invece raccontare qualcosa in generale sull'origine dell'acqua sulla Terra alla luce di uno dei primi risultati della sonda Rosetta.

I pochi che hanno potuto vedere il nostro pianeta da fuori lo descrivono come "il pianeta azzurro", noi lo chiamiamo "Terra" ma il nome è veramente inappropriato visto che per la maggior parte della sua superficie è coperto di acqua... Ce n'è davvero tanta, troppa! Non perchè la sua presenza sia un problema, anzi, ma perchè ad oggi non è ancora chiaro come ci sia arrivata.
La teoria più valida sulla formazione del sistema solare spiega molto bene la struttura attuale del nostro piccolo angolo di universo ma, come spesso accade con le teorie, presenta qualche punto oscuro... Uno riguarda proprio l'abbondante presenza di acqua sulla Terra: data la sua vicinanza al Sole, durante la sua formazione il nostro pianeta si trovava a temperature così elevate da fare evaporare e allontanare buona parte dell'acqua presente su di esso.... Se vi interessa qui potete scaricare una spiegazione dettagliata (ma non complicata) della nascita del sistema solare che ho scritto nel lontano 2007 per un esame universitario. È passato un pò di tempo, certo, ma in astronomia 7 anni sono una bazzecola!

Torniamo però alla domanda iniziale: da dove arrivano tutti gli oceani che vediamo sul mappamondo? Bè, alle origini del sistema solare, nelle regioni più lontane dal Sole le temperature erano inferiori e di acqua da quelle parti ce n'era parecchia, tanto che è proprio da lì che arrivano le comete. L'ipotesi più ovvia allora è che siano state proprio le comete a riempire la Terra di acqua, schiantandocisi contro dopo il suo raffreddamento. Ma come fare per verificare questa teoria?
Ci vorrebbe un modo per confrontare l'acqua che ci circonda con quella che si trova su altri pianeti o nelle comete... Ma l'acqua non è sempre uguale?

No, non lo è! È questo il bello! 
L'acqua è un composto chimico formato da un atomo di Ossigeno e due di Idrogeno e l'Idrogeno esiste in natura in tre diversi isotopi: Idrogeno, Deuterio e Trizio. La differenza sta nella struttura: il normale Idrogeno ha come nucleo un solo protone, il Deuterio ha un protone e un neutrone, il Trizio un protone e due neutroni. Il primo è quello più diffuso (più del 99,9%) e normalmente l'acqua contiene questo tipo di Idrogeno, una piccola parte però può avere al suo interno del Deuterio e in questo caso viene chiamata acqua pesante. Quest'acqua insolita viene usata ad esempio nei reattori nucleari per tenere sotto controllo le reazioni. Il Trizio invece è così raro che non lo prendiamo in considerazione.
A quanto pare, il rapporto tra la quantità di atomi di Deuterio e quelli di Idrogeno (rapporto D/H) contenuti nell'acqua è come un'etichetta che ne identifica la provenienza. L'acqua sulla Terra ha un certo rapporto D/H, l'acqua su altri pianeti ne ha un altro. L'idea allora è che se davvero la nostra acqua arriva dalle comete, dovremmo trovare lo stesso valore anche sulle comete di oggi (un aspetto interessante delle comete è proprio il mantenere pressoché invariate le condizioni con cui si sono formate 5 milardi di anni fa...).

L'ESA ha da poco pubblicato i dati ottenuti da Rosetta riguardo le analisi sul vapore acqueo intorno alla sua cometa e.... Il rapporto D/H è circa il triplo di quello terrestre... In che modo questo risultato arricchisce le nostre conoscenze sull'origine della nostra acqua?
In passato erano state fatte varie misure del rapporto D/H per diversi corpi nel sistema solare e il grafico in questa immagine li riassume in modo molto chiaro:


In pratica, le comete provenienti da lontano (la nube di Oort) mostrano un valore D/H significativamente diverso da quello terrestre, mentre l'acqua delle comete più vicine (dette Jupiter Family) è molto più somigliante. O meglio lo era perchè Rosetta ha appena rovinato la festa trovando un valore altissimo per una cometa vicina!
Questo riapre la discussione: se anche le comete vicine possono mostrare valori così alti allora la situazione si complica... Può darsi che la 67P/C-G sia un'eccezione e che la maggior parte delle sue sorelle si comporti meglio (ma allora perchè?); oppure che le comete vicine siano in realtà molto più variegate di quanto si pensasse aprendo così molte più possibilità. Oppure ancora che l'origine dell'acqua terrestre vada cercata altrove. Per esempio il grafico che ho citato mostra che quasi tutti gli asteroidi studiati contengono acqua compatibile con la nostra: questo li rende degli ottimi candidati, con la sola pecca che negli asteroidi di acqua ce n'è molta molta meno che nelle comete...
Probabilmente si è trattato di una combinazione di cause (comete, asteroidi, altro...) ma in scienza non si possono fare teorie campate per aria o basate solo sull'intuizione...

Insomma, Rosetta ci ha dimostrato che il problema e ancora aperto e solo la raccolta di nuovi dati ci può avvicinare alla soluzione.
Quindi, cara Rosetta (anzi, cara Ricerca), continua così!!

venerdì 5 dicembre 2014

Lo ammetto...

Quando ho scelto il nome per questo blog (e ci ho messo un bel pò) ho pensato all'espressione che mi sento rivolgere più spesso. Forse però, a pensarci bene, invece di "salve prof" avrei dovuto scegliere: "prof, ha corretto le verifiche?"...
Il guaio è che stavolta non ho scuse: non sono gli studenti ad essere pressanti, sono proprio io ad essere in ritardo!

venerdì 28 novembre 2014

Cibo per la mente

A scuola si è appena conclusa una settimana particolare: quasi tutte le normali lezioni sono state sostituite da attività alternative organizzate dai docenti su un tema comune. Per il biennio è stato "il cibo" (pensando a Expo2015) mentre per il triennio "il giardino. Ecco allora che muovendosi per la scuola si poteva osservare una situazione insolita: i ragazzi erano spesso fuori dalle aule per varie attività, soprattutto quelli del liceo Artistico, o impegnati a seguire un intervento di un esperto esterno, oppure ancora in classe con il proprio docente per una lezione extracurricolare. In alcune classi, le quinte in particolare, ci sono state anche normali lezioni come sempre ma si è trattato di eccezioni.
Mentre la progettavamo ci piaceva immaginarla come una settimana di autogestione organizzata dalla scuola e così è stato! Tra i vari nomi con cui l'abbiamo chiamata il più chiaro è sicuramente settimana di workshop ma il più evocativo, secondo me, è cibo per la mente. Gli studenti hanno realizzato anche relazioni, presentazioni e cartelloni sul lavoro svolto e tutto questo sarà mostrato ai visitatori durante l'open day di domani.

Anche io ho fatto la mia parte. Ci ho messo un po' a trovare qualcosa da proporre che fosse allo stesso tempo interessante, attinente ai temi e riguardante le mie materie... Poi a un certo punto l'illuminazione! Visto che si parla di cibo e di piante, perchè non parlare di come si mangia e di come crescono le piante a bordo della Stazione Spaziale Internazionale? Di solito quando mi capita di accennare qualcosa in classe riguardo allo spazio e all'assenza di gravità la cosa piace quindi ho voluto approfittarne!
Dopo aver preparato a tempo record due brevi presentazioni (è stato come tornare ai tempi della tesi di laurea) le ho illustrate a gruppi di due classi alla volta.


Prima di tutto una breve storia a tappe dell'esplorazione spaziale, dallo Sputnik alla ISS, poi qualche informazione sulla stazione spaziale e sull'assenza di gravità. Immancabile un riferimento alla missione Futura di Samantha Cristoforetti prima di passare all'argomento principale: per il biennio la spiegazione di come si mangia in assenza di gravità, con l'aiuto di due video degli astronauti Parmitano e Hadfield; per gli altri la descrizione di alcuni esperimenti sulla coltivazione di piante in assenza di gravità.
Se siete interessati ecco qui i link dropbox alle due presentazioni, quella sul cibo e quella sulle piante
Come capita sempre a scuola c'è stato qualcuno che ha dato un po' fastidio ma la stragrande maggioranza era interessata e alla fine è stata contenta.

Dalla mia posso dire che questa esperienza mi è piaciuta. Da una parte perchè ho avuto l'occasione di parlare di argomenti che mi piacciono e di cui di solito non parlo a scuola; dall'altra perchè ho la speranza che i ragazzi abbiano preso consapevolezza del fatto che non è solo il programma ministeriale (seppur fondamentale) che conta ma che ci sono tante altre cose, sulle quali nessuno gli darà un voto, che vanno a formare la loro cultura e che proprio la loro scuola si prende l'impegno di mettere a loro disposizione.

lunedì 24 novembre 2014

Destinazione Futura!

Alla fine ci siamo arrivati. Questa sera (23 novembre) è stata lanciata la Soyuz che porterà Samantha Cristoforetti, prima italiana ad uscire dal pianeta, sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS per gli amici) insieme ad altri membri della Spedizione 42. Ho cercato di seguire il lancio in diretta su asitv.it ma a dieci minuti dall'evento è saltata la connessione: spero sia dovuto al fatto che la stavano guardando in troppi!
La sua missione si chiama Futura e durerà sei mesi durante i quali Samantha e i suoi compagni saranno impegnati in vari esperimenti, principalmente sulla fisiologia umana in assenza di gravità; i loro risultati contribuiranno alla ricerca medica per la cura di alcune malattie del sistema circolatorio e dell'osteoporosi. Alla missione sono legate alcune curiosità, per esempio per la prima volta gli astronauti avranno a bordo una macchinetta per il caffè. Ma ancora più curioso, secondo me, è il fatto che l'equipaggio abbia scelto di usare il numero della spedizione, 42, per fare dei richiami al libro Guida galattica per autostoppisti di D. Adams. Nel libro infatti il numero 42 costituisce la risposta alla domanda fondamentale, peccato solo che nessuno ricordi quale sia! Ecco allora che come tradizione, oltre alla foto di gruppo seria, è stato presentato anche un poster in cui gli astronauti ricreano la locandina del film ispirato al libro.
Samantha ha promesso che ci terrà aggiornati sulla sua permanenza a bordo della ISS attraverso la sua pagina Facebook, il suo account Twitter @AstroSamantha e il sito Avamposto42.

Per adesso però è ancora in viaggio e l'arrivo è previsto per le quattro del mattino. Dico previsto perchè in effetti raggiungere la ISS, un bersaglio che orbita a 28000 Km/h non è poi così semplice e in questo post vorrei parlare proprio di questo, visto che spesso questa parte viene trascurata. Confesso che sapevo ben poco su com'è organizzato un lancio (e ci sta, sono un astrofisico, non un Ingegnere aerospaziale!) e ultimamente, pensando ad oggi, mi chiedevo come funzionasse. E manco a farlo apposta la mailing list dell'ESA, che sembra leggermi nel pensiero, manda un bellissimo video che spiega tutto nei dettagli! Dura circa venti minuti ed è in inglese ma su youtube si possono impostare i sottotitoli in italiano.

Il Rendez-vous (appuntamento in francese, così viene chiamato l'insieme di manovre che servono a far incontrare due veicoli spaziali) è composto da diverse fasi. Inizialmente il razzo di supporto porta la navicella Soyuz in orbita a un'altezza di circa 200 Km mentre la ISS si trova più in alto, a circa 400 Km. Qui la Soyuz si stacca dal razzo, prosegue in autonomia e accendendo i motori per due volte si sposta su un'orbita superiore, circa 100 Km più in basso della ISS. Quest'orbita è chiamata orbita di fasamento e serve a fare in modo che i due soggetti si allineino nel modo desiderato: essendo su un'orbita più bassa infatti, la Soyuz va più veloce e piano piano si avvicina alla ISS. Questo accade perchè maggiore è la distanza dal centro della Terra, minore è la forza di gravità e di conseguenza minore è la velocità necessaria per stare in orbita. Sembra strano a pensarci ma in effetti, quando si è in orbita, accendere i motori in direzione tangente all'orbita consente di allontanarsi dalla Terra e successivamente di stabilizzarsi a una velocità inferiore: in pratica si accelera per rallentare!

Questa fase è quella che determina la durata del Rendez-vous: se tutto va bene si arriva sulla ISS in circa sei ore dal lancio, se invece si è sfortunati si può attendere fino a due giorni! L'ultimo lancio, a Marzo 2014, andò proprio così. In questo tempo l'equipaggio non può comunicare con la Terra e deve solo aspettare... La Soyuz è progettata per consentire agli astronauti una permanenza lunga con un vero e prorio scomparto abitativo: è decisamente stretto ma non manca nulla. Una volta raggiunto l'angolo desiderato si inizia una nuova manovra che porterà la Soyuz alla stessa altitudine della ISS accendendo i motori in sequenza per tre volte. 

Finita questa fase, la navicella si avvicina alla ISS e inizia le manovre di attracco che, anche qui, non sono affatto semplici. Bisogna infatti presentarsi con il giusto allineamento davanti a uno dei porti e può capitare che, se l'angolazione non è corretta, si debbano ripetere alcuni passaggi.

Buona parte di tutto questo avviene in modo automatico (come per le navette senza equipaggio che portano rifornimenti) ma certamente la preparazione del pilota è fondamentale. Mentre guardavo il video ho ripensato al fatto che manovre simili sono state compiute più di 40 anni fa anche dagli equipaggi delle varie missioni Apollo per andare sulla Luna. Lì di automatico c'era molto meno e la cosa è ancora più sorprendente!

Aggiornamento.
È andato tutto come previsto, il viaggio è durato circa 6 ore e dopo l'apertura del portello Samantha è stata la prima a entrare nella ISS, accolta dagli altri 3 membri della Spedizione42 che erano già a bordo. Subito un pranzo/cena/colazione (come l'ha definito Samantha) e i saluti ai familiari degli astronauti. "È come te lo sognavi?" le ha chiesto la mamma, e lei contentissima ha risposto "per adesso è anche meglio!"

lunedì 17 novembre 2014

La paura del WiFi è pericolosa

Venerdì sera ho seguito in streaming una conferenza organizzata dal comune in cui vivo (Brugherio) sul tema dell'elettrosmog. Confesso che a spingermi, più che la solita voglia di imparare cose nuove, è stata questa volta la curiosità di sentir parlare dell'argomento un signore membro dell'associazione italiana elettrosensibili. Per chi non lo sapesse si tratta di persone che riferiscono di stare male in presenza di campi elettromagnetici (quindi praticamente ovunque). L'OMS prende atto delle dichiarazioni di queste persone ma afferma chiaramente che nessuno studio valido ha mostrato che i loro disturbi si possano veramente correlare all'esposizione a campi elettromagnetici. Insomma, si tratta di reazioni psicosomatiche con varie cause possibili.
Come avrete forse intuito dalla premessa, la serata è stata condotta con toni piuttosto allarmisti e il relatore ha spiegato che tutte le sorgenti elettromagnetiche (telefoni, cordless, elettrodotti, ecc...) sono dannose e cancerogene.
Si potrebbe discutere del perchè un comune organizzi serate pubbliche con questi personaggi, oppure potrei raccontare di certe frasi pronunciate dal relatore per le quali sospetto che non fosse poi così ferrato sull'elettromagnetismo.
Ho deciso però che in questo post voglio mettere l'accento su una cosa sentita che mi ha fatto riflettere: Hanno detto (spero non sia vero) che per paura di presunti danni provocati dalle onde degli impianti wifi, alcune scuole stanno vietando o rimuovendo la rete internet senza fili.

Ma è davvero così pericoloso il wifi? Periodicamente compaiono su internet annunci allarmanti su qualche nuova ricerca o qualche nuovo risultato che prova finalmente il potere dannoso di questi apparecchi ma puntualmente si scopre che si tratta di notizie false o fraintese. Ne ha parlato diverse volte anche Paolo Attivissimo, ad esempio in questa pagina. Guardando poi sul sito del già citato OMS si impara che ad oggi non ci sono evidenze di possibili effetti sulla salute delle onde utilizzate dal wifi. Le principali obiezioni di chi non si fida della scienza ufficiale riguardano il fatto che un router wifi emette onde a 2,4 GHz, molto simile a quella usata nei forni a microonde: se un forno a microonde uccide in pochi minuti qualunque essere vivente perchè il wifi dovrebbe essere meno pericoloso? Bè semplicemente perchè tra la potenza minima di un forno e quella tipica di un router ci sono almeno 3 ordini di grandezza! E il dosaggio (la quantità di energia assorbita in un certo tempo) non è un aspetto secondario quando si parla di onde elettromagnetiche! Inoltre la frequenza di 2,4 GHz è si in grado di "eccitare" le molecole di acqua ma la sua lunghezza d'onda non le permette di provocare danni al nucleo delle cellule: certo le può distruggere per effetto termico, ma questo NON PUO' avvenire alle potenze emesse da un router.
Ci si chiede allora: è possibile che ci sia qualche fenomeno che ancora non conosciamo per cui queste onde, dopo decenni, abbiano effettivamente gravi conseguenze? Bè, in scienza non si può mai escludere niente a priori, ma se applicassimo questo ragionamento a tutto dovremmo eliminare il 90% di quello che mangiamo e della tecnologia che usiamo...

Perchè allora la scuola, che deve formare tra gli altri anche i futuri scienziati, fa l'opposto di ciò che dice la scienza? Chi è che prende queste decisioni?
Dubito che si tratti di un qualche comitato scientifico... Immagino anzi che tali scelte vengano imposte da qualche comitato di genitori (per le scuole) o di utenti (per le biblioteche) che organizza raccolte firme contro questa "morte invisibile". A pensarci bene non è poi molto diverso dal fenomeno per cui troppe famiglie scelgono, per quanto possibile, di non vaccinare i propri figli credendo una bufala conclamata...

Dove ci porta tutto questo? Secondo me ci porta indietro...
Nella scuola in cui insegno il wifi c'è. L'abbiamo installato due anni fa e quest'estate, grazie all'ultimo bando regionale, abbiamo ottenuto i finanziamenti per potenziarne la copertura e il numero di accessi simultanei.
Lo usiamo per la didattica e abbiamo classi dotate di tablet che, usato senza wifi, non ha molto senso...
E' chiaro che si può insegnare bene anche senza tecnologia (in fondo quando andavo alle superiori non c'era niente di tutto questo) ma questa quando c'è aiuta e non poco. Anzi di più: a mio parere oggi la tecnologia nella scuola è quasi necessaria, anche solo perchè abbiamo a che fare con studenti che in mezzo alla tecnologia  ci vivono, pur non sapendola in realtà sempre usare. In questo senso allora la scuola, se è tecnologica, li può spronare e un po' costringere a prendere consapevolezza delle potenzialità di ciò che usano, per diventarne davvero utenti e non utonti.
L'evoluzione dell'educazione e dell'insegnamento deve andare avanti e non può essere fermata da paure ingiustificate.


Magneto: che fosse anche lui elettrosensibile?

mercoledì 12 novembre 2014

Rosetta & Philae: Qualche dettaglio in più

Eccomi finalmente a spiegare qualcosa in più sulla missione Rosetta.
Su internet non è difficile trovare informazioni dettagliate, qui provo a fare un riassunto per chi non ha tanto tempo da dedicare a questa ricerca.

Tutto ha inizio nel 2004 (precisamente il 2 marzo) quando viene lanciata una sonda di nome Rosetta con lo scopo di raggiungere una cometa per studiarla da vicino. Altre missioni avevano già avuto come meta delle comete (per esempio Giotto o Stardust) ma questa è diversa: stavolta l'idea è di mettere la sonda in orbita intorno alla cometa e, come se non bastasse, di sganciare un lander che atterri sulla sua superficie e ci rimanga per tutto il tragitto intorno al Sole.
Se siete interessati (spero di si!) ai dettagli tecnici potete dare un'occhiata a questa pagina (in italiano) o a questa (in inglese)

Il bersaglio scelto ha un nome complicato: 67P/Churyumov-Gerasimenko, è una cometa scoperta nel 1969 ed è già passata diverse volte vicino al Sole (l'ultima nel 2009).
In effetti, per chi non lo sapesse, una cometa è un blocco più o meno grosso fatto di ghiaccio e polvere, dove per polvere si intende piccoli agglomerati di vari elementi chimici. Passa la maggior parte del suo tempo nel sistema solare esterno e qualche volta si avvicina al Sole con un'orbita molto stretta: quando la distanza dalla nostra stella diventa abbastanza piccola, il calore ricevuto fa in modo che il ghiaccio sublimi formando una scenografica scia luminosa: la famosa coda della cometa! Questa fase è breve, dura al massimo un paio di mesi, dopodichè la cometa torna ad allontanarsi... Se la sua orbita è chiusa (un ellisse) allora tornerà dopo vari anni a farci visita, se invece l'orbita è aperta (una parabola o un'iperbole) la cometa se ne andrà per sempre. Si, lo so che siamo abituati a chiamarle "stelle comete" e a metterle nel presepe ma spero che ora sia chiaro che questi interessantissimi oggetti con le stelle hanno poco a che fare (e a dirla tutta, hanno poco a che fare anche con i presepi...).

Ma se la parte interessante avviene così vicino al Sole, perchè Rosetta ha viaggiato per dieci anni prima di raggiungere la 67P/Churyumov-Gerasimenko? Bè non so se ci avete mai pensato, ma gli oggetti del sistema solare viaggiano dannatamente veloci! Per mettersi in orbita intorno a una di queste "palle di neve sporca" bisogna arrivare a quelle velocità e con una traiettoria il più possibile tangente alla loro, e non è facile. Per accelerare si usa un trucco molto efficace: si fa avvicinare la sonda a un pianeta in modo che entri nel suo campo gravitazionale e ne esca, accelerata, dall'altra parte. Si chiama fionda gravitazionale. In questo bellissimo video è ricostruito tutto il percorso di Rosetta, come si vede non è affatto semplice...

Dopo un ibernazione durata circa 3 anni, Rosetta è finalmente entrata nell'orbita della sua cometa il 4 agosto 2014 e la prima sorpresa è stata la sua forma. Che non sarebbe stata sferica già si sapeva (anche perchè solo i corpi di dimensioni planetarie hanno abbastanza gravità da aggiudicarsi il privilegio di essere sferici), ma che fosse addirittura a forma di scamorza non se l'aspettava nessuno!
Subito dopo la messa in orbita è partita la caccia al punto migliore per l'atterraggio di Philae (il modulo di atterraggio). È stata scelta la zona indicata con una J in questa foto e oggi, 12 novembre 2014, sono iniziate le manovre di atterraggio.

Ho cercato più possibile di seguire l'evento online ma visto che non faccio un lavoro "da scrivania" e che nel pomeriggio avevo una riunione ho visto davvero poco... Però so che è andato (quasi) tutto bene quindi possiamo festeggiare!
Cosa faranno ora Rosetta e Philae? Una dall'alto e uno dal suolo analizzeranno bene di cosa è fatta la cometa per farci capire ancora meglio chi sono e come si comportano questi iceberg dello spazio come li chiamerebbe Zapp Brannigan.

Noi comuni mortali potremo forse vedere coi nostri occhi la coda della cometa ad Agosto 2015 quando 67P-ecc.... si troverà alla minima distanza dal Sole. Nel frattempo, stay tuned!


Aggiornamento 13/11. Philae funziona ma ha avuto un atterraggio burrascoso: è rimbalzato più volte sulla superficie, è finito lontano dal famoso punto J, i pannelli solari sono per lo più in ombra e non si è ancorato al suolo. La situazione quindi non è rosea, ma all' ESA sono positivi e dicono che è ragionevole sperare in qualche miglioramento!

Aggiornamento 15/11. Philae non riceve abbastanza luce sui pannelli solari e ha esaurito le batterie... Si spera in un risveglio per la prossima estate, quando la cometà sarà più vicina al Sole. Prima di spegnersi però è riuscito a usare quasi tutti i suoi strumenti e ad inviare i dati a Rosetta. Nella sfortuna è stato un successo!

martedì 11 novembre 2014

Atterrare su una cometa!

Non so voi ma a me questa cosa che domani un robottino radiocomandato atterrerà su una cometa a svariati milioni di Km di distanza entusiasma parecchio.
Sarà perchè è la prima volta che avviene nella storia o perchè si è atteso più di 10 anni o forse più semplicemente perchè mi ricorda quando nel 2007 ne parlavo durante la mia tesi di Laurea... Fatto sta che l'impresa è eccezionale!
Prometto che appena possibile ne palerò meglio (certo che essendo il primo post di questo blog non fa una bella impressione...) ma intanto qui si può restare aggiornati sull'evento e sembra che lo si possa seguire in diretta web. Spero di riuscire a seguirlo anche io tra un'ora buca e l'altra!