mercoledì 25 novembre 2015

Gita alla Ducati

Il bello di insegnare in un liceo scientifico è accompagnare le classi alle uscite didattiche. 

In realtà di aspetti positivi ce ne sono anche tanti altri ma oggi mi soffermo su questo in particolare.
Il 5 novembre scorso (lo so che ormai è passato quasi un mese ma non c'è stato verso di scrivere questo post quando avrei voluto...) ho avuto il piacere di partecipare insieme ai miei studenti a una visita guidata della Ducati a Bologna.
Se vi state chiedendo cosa centri una fabbrica di moto con un liceo scientifico sappiate che la domanda è legittima quindi vi tolgo subito il dubbio. Da qualche anno infatti l'azienda aderisce al Piano Nazionale Lauree Scientifiche che in soldoni è un insieme di attività di orientamento con lo scopo di avvicinare gli studenti delle superiori alle facoltà scientifiche. Lo scopo dichiarato di questo piano, nato nel 2004 è quello di incrementare il numero di iscritti a facoltà come Matematica, Fisica, Chimica e Scienze in generale visto che in quegli anni si era osservato un calo di interesse per queste discipline. Evidentemente quel calo era stato visto come un rischio da non prendere sottogamba e in effetti, se si ragiona su grande scala, avere sempre meno laureati che ne capiscono di scienza non è certo vantaggioso per un paese!
Fatto sta che, aderendo al progetto, la Ducati ha realizzato all'interno del suo stabilimento un vero e proprio laboratorio di Fisica dove gli studenti delle superiori possono sperimentare alcuni principi fisici che in qualche modo hanno a che fare con il mondo dei motori.
Il nome: La Fisica in moto!



L'ho chiamato laboratorio ma forse è più corretto chiamarlo mostra interattiva perchè tutte le esperienze che si possono fare sono di tipo qualitativo: ai ragazzi non viene mai chiesto di raccogliere o analizzare dati e effettivamente non ce ne sarebbe il tempo, la visita dura poco meno di due ore in cui vengono affrontati molti argomenti (impulsi, momenti, urti, quantità di moto, principi della dinamica, momento angolare, coppia di forze) senza approfondirli troppo. Per certi versi questo è uno svantaggio ma si rivela in realtà un punto di forza: evitando infatti di soffermarsi troppo su ogni aspetto si rende la visita  po' più dinamica e si può puntare su ciò che colpisce e stupisce. La mia impressione infatti è stata che lo scopo di tutto questo non è far imparare la fisica (per quello dovrebbero bastare le normali ore di lezione a scuola) ma affascinare gli studenti per far venir loro voglia di impararla.


La zona "officina" del laboratorio
Tra le varie esperienze, quella che a mio parere è rimasta più impressa nei ricordi dei ragazzi riguardava la quantità di moto e il terzo principio della dinamica. I concetti non sono difficili e di solito li si affronta in classe abbastanza in fretta ma tolta qualche esperienza in laboratorio con una rotaia a cuscino d'aria è difficile sperimentarli in prima persona. Alla Ducati invece è stato possibile grazie a due sedie all'interno di una specie di ring. Grazie a un sistema ad aria compressa le sedie restavano sollevate da terra quanto basta per ridurre a quasi zero l'attrito col pavimento. Ecco allora che a chi ci si sedeva sopra (e ho provato anch'io) bastava dare una spintarella a chi stava sull'altra per mettere entrambi in movimento! Spingendosi a vicenda era allora possibile scoprire chi dei due fosse il più pesante: quello che si allontanava dal centro più lentamente doveva per forza avere una massa maggiore. Tra una spinta e l'altra ci si poteva anche rendere conto di un'altra cosa che spesso sfugge all'immaginazione: senza attrito non si può nè fermarsi, nè mettersi in movimento e neppure girarsi senza interagire con qualcun'altro! Noi siamo abituati ad avere sempre a che fare con l'attrito e ci sembra normale, per esempio, potersi spostare o girare stando su una sedia da ufficio (di quelle con le rotelle) semplicemente dando un colpo di reni. Ma questo è possibile solo perchè inconsapevolmente sfruttiamo l'attrito tra le rotelle e il pavimento! Togliendo l'attrito potremmo dimenarci quanto vogliamo: resteremmo sempre li dove siamo e lo stesso vale per il girarsi o per il fermarsi nel caso qualcuno ci avesse spinto. Sono cose che si studiano e gli studenti dovrebbero saperlo ma come sempre accade, finchè non si tocca con mano è difficile rendersene conto. Forse è per questo che normalmente la gente non ci fa caso quando questa legge viene infranta in qualche film... A quanto pare è successo anche nel recentissimo The Martian: purtroppo non sono ancora riuscito a vederlo ma su un blog che seguo  viene spiegato bene in che modo il regista ha barato un po' adattando la natura alle esigenze cinematogafiche! Chissà se ora questi quasi sessanta studenti di terza liceo, vedendo scene come quelle di quel film, ripenseranno a quella volta in cui si sono seduti su una sedia ad aria compressa...


Il "ring" con le sedie ad aria compressa
Dopo il laboratorio la visita prosegue all'interno della fabbrica e del museo Ducati. Voglio allora concludere raccontando un piccolo aspetto divertente. Girando per la fabbrica accompagnati dalla nostra guida a un certo punto è inevitabile che si vada a parlare di corse e di motoGP. Scopriamo allora che c'è un'area ad accesso riservato dove possono entrare solo gli addetti al settore corse e in cui tutto viene tenuto segreto per evitare che le altre scuderie scoprano i loro punti di forza e i loro progetti futuri. Idem per un'altra zona della fabbrica dove invece si stavano assemblando dei nuovi modelli da presentare a una fiera. E ovviamente, più una cosa è segreta più i ragazzi ne sono attratti. Comincia così una breve sequenza di domande a cui la guida non sa rispondere più che altro perchè lei col settore corse non c'entra niente. Osservando la scena non ho potuto non pensare a Futurama, quando i protagonisti visitano la fabbrica dello Slurm e vogliono scoprirne l'ingrediente segreto!

Alla prossima!

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